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Le varie storie, che non presentano una collocazione temporale ben definita, hanno in comune un unico obiettivo: chiarire il comportamento di una persona davanti a un mondo non disegnato su misura, ma che, volenti o no, è toccato loro in sorte. Così ci si imbatte, nel dipanarsi delle pagine, nell’inquietante, tenero dialogo fra un uomo e un bambino davanti a un mare carico di misteri; o scopriamo l’irriducibile volontà di un montanaro, sballottato dai suoi boschi ai campi di guerra, di scegliere come vivere e come morire; o seguiamo il balordo, surreale viaggio di un giovane a cavallo della sua Vespa lungo il Grande Fiume, là dove tutto inizia e dove tutto finisce. I racconti sono portati avanti con una scrittura che slitta con arte da toni crudi e amari a sfumature oniriche e ferocemente ironiche, in un’atmosfera dove sogno e realtà, poesia e viltà si sovrappongono e si materializzano anche grazie alla presenza, fugace ma intensa, di figure ora “conturbanti”, ora ridicole. Su tutto la natura, ostile o benevola, fa da cornice, spessa, alle labili vicende dell’uomo.
Un giovane affronta quelli che saranno gli ultimi 47 giorni della sua vita in una estenuante lotta contro il cancro. Accanto a lui un prete e gli amici. Aldo ha 21 anni e combatte contro un terribile cancro rarissimo e senza cura. Un prete, con cui non aveva mai avuto rapporti prima, si ritrova a fargli da padre. Insieme combattono non solo contro il “nemico”, ma anche contro Dio, con accenti simili a quelli di Giobbe. Dio in questa battaglia da che parte sta? Un libro scritto in punta di piedi, leggero, anche se tratta argomenti pesanti, come il senso del dolore innocente e della morte. Un libro che riguarda da vicino chiunque abbia avuto a che fare con il dolore. Con una lucidità disarmante, una delicatezza fuori dall’ordinario e una profondità rara, l’autore ha saputo raccontare 47 giorni di “battaglia”, evitando quella retorica ecclesiastica che Voltaire definiva essere come la spada di Carlo Magno: lunga e piatta. Leggendo queste pagine le lacrime lasciano spazio alle domande, quelle vere.
Jasmine fuma la pipa è un noir mediterraneo, che si ispira al romanzo realista italiano e che nasce con l’intento di raccontare i profondi contrasti tra la bellezza dei luoghi e la malvagità dei crimini. La vita di Jasmine sembra essere caratterizzata da una nuvola nera che, nel corso degli anni, ha portato via in modo drammatico prima il padre e la madre e poi la nonna. Soprattutto la morte dei genitori, il papà un noto magistrato palermitano, ha condizionato molto la vita da adulta di Jasmine che, trasferitasi a Roma, diventerà una giornalista investigatrice. Dotata di grande acume e una straordinaria capacità di focalizzare dettagli, indaga con successo su vari casi di cronaca nera che destano ansie ma anche curiosità nel Paese. Come una moderna Sherlock Holmes, di cui è accanita lettrice, anche Jasmine fuma la pipa per concentrarsi sulle sue indagini, aiutata e sostenuta dai consigli del prof. Antonio Bloom, noto criminologo conteso dai principali canali televisivi nazionali. E sarà proprio il prof. Bloom a indirizzarla sulla giusta pista che la condurrà, a distanza di anni, a scoprire i mandanti e la causa dell’omicidio dei suoi genitori.
Novembre 1999, un giornalista sale in un paese avvinghiato ai monti. Deve parlare con un vecchio partigiano, uno degli ultimi testimoni di un passato doloroso. Saprà l’uomo fugare un dubbio che lo tormenta? Quella terra di morte e di utopie, di verità e di bugie nasconde un mistero. Tra le vie di un paese, tra i tavoli di un’osteria per rincorrere una risposta. Arduo ottenerla, perché gli uomini che hanno vissuto o subito la guerra la fuggono. La guerra ha un cattivo odore.
La storia del nostro Paese, dalla fine degli anni Sessanta ai giorni nostri. Con una scrittura che gioca fra un crudo realismo, venato di malinconica ironia, e una visione onirica, l’autore ripercorre gli anni di piombo attraverso gli occhi, la mente e il cuore di un ventenne, prima, e di un uomo maturo, poi. Un libro sull’amicizia, sul disincanto, sull’illusione di mutare il mondo, sulla tenacia di chi, nonostante tutto e tutti, prova a portare avanti un proprio ideale di vita.
Per raggiungere la meta non servono né navi né aerei, basta una corriera blu. Per capire le storie di chi ti gira accanto e svelare la propria anima basta saper camminare e guardare oltre se stessi. Un viaggio di un mese e di un’intera vita consumato fra ricordi, scoperte, sussulti e stupori che, come lampi in un cielo d’estate, sanno scuotere. Una storia che corre tra i monti del nord e il mare di Sicilia, un racconto misterioso dove i pensieri degli adulti si mescolano e si confondono con le voci dei bambini.
Alfredo Traversa è uno psicanalista sui generis, sottile e sognatore che si confronta con le nevrosi della gente. Dal suo sofà passano personaggi che hanno paura dei ragni o dei temporali. C’è chi odia la sorella e chi crede di avere incontrato gli extraterrestri o una sirena… Un gioco narrativo nel quale i casi della vita, allo stesso modo dei casi clinici, svelano i paradossi che si nascondono dietro la normalità. Una umanità varia, simpaticamente bizzarra, osservata con partecipe ironia.
Un musicista racconta la vita quotidiana di una piccola comunità di uomini e donne che vivono nella palazzina di mattoni rossi costruita da suo padre. La guerra, un evento drammatico che segnerà per sempre la vita di alcuni protagonisti, la politica, gli amori, la ricerca del successo, i sogni, le cadute… Ogni personaggio, ciascuno con la propria piccola vita, sarà chiamato a interpretare, nell’arco di un cinquantennio, un pezzo della Storia di una Sicilia e di una Italia in trasformazione.
Due racconti, due personaggi, due luoghi – la Sicilia e Roma – per narrare, attraverso un sapiente uso della scrittura, della solitudine. Solitudine che a volte è scelta, altre non cercata e incolpevole. Come quella di Peppe, contadino quasi verghiano che sa ascoltare i suoni della natura e li tramuta in canti, ma da tutti emarginato. O quella di Rosa, cittadina d’adozione, che in un palazzo romano del dopoguerra, nella vita del condominio cerca, senza trovare, riparo dalla propria solitudine.
Per allontanarsi da un passato tempestoso, il reverendo don Filippo La Ferla lascia la Sicilia e si dirige a Napoli. Giunto nella capitale del Regno, il nostro don Filippo fantastica, vorrebbe vivere in un mondo senza grandi città e immergersi in un suo, personale paradiso terrestre. Sogna le terre scoperte da un tale Cristoforo Colombo circa un secolo prima. Così decide di partire. Intense saranno le avventure e difficili le prove che lo attenderanno Oltremare.
Anno del Signore 1593. Una nobildonna è sospettata di adulterio per una questione di lacrime versate a sproposito. Per la Chiesa, la Corona e la Santa Inquisizione le lacrime versate dalle mogli al momento della morte del marito sono indizio di innocenza mentre quelle per uno sconosciuto sono indizio di consumato adulterio. Toccherà al parroco del luogo, don Filippo La Ferla – che per la sua parte è serenamente dedito ai piaceri della carne – difendere la donna utilizzando raffinati strumenti del diritto.
Cunégonde vive la sua infanzia felice con i genitori e i fratellini in uno dei villaggi che, “laggiù, dalle parti dell’equatore, costituiscono il popolo degli abigì”. Tra superstizioni e antichi rituali scopre in adolescenza le fatiche dell’essere donna in una società tradizionalmente maschilista. Quando a seguito della disgregazione familiare decide di intraprendere il viaggio verso l’Europa, Cunégonde non sa ancora quanto difficile possa essere il viaggio stesso e la vita in una terra che non è la sua e tra gente che non è come lei. Un romanzo che racconta la vita in prima persona, con lo sguardo di chi, nonostante tutto, non perde mai la speranza e la voglia di sognare.
Un collettivo di tre autrici che sperimenta la propria scrittura in una continua interazione, elaborando un racconto in cui culture diverse interpretano in maniera differente lo stesso fenomeno. La storia si snoda intorno alla presenza di uno spiritello dispettoso in un appartamento dove tre inquilini di cultura e storia personale completamente differenti si trovano a districarsi tra le incomprensioni e l’ironia della vita. Il susseguirsi di email tra le autrici svela i retroscena del percorso di scrittura.
Anni ‘80, sul treno Catania-Roma prende vita, dai ricordi di un’anziana donna, una drammatica vicenda avvenuta anni prima in uno sperduto paesino della Sicilia montana. Una storia di povertà, soprusi e violenze che una ragazza, Tinuzza, subisce e di una gravidanza frutto di quelle stesse violenze che avrà conseguenze tragiche per i protagonisti delle vicende. Ma anche una tenera e candida storia d’amore tra la stessa Tinuzza e Mimmo, a riscatto di tutte le ingiustizie.
Dopo aver scontato la pena per la rapina alla Morgan’s Bank di Boston, Charles Jakoby, autista di Al Capone, viene rispedito in Sicilia con il marchio di “infame”, per avere dato informazioni sul suo capo all’FBI. Arriva così a Messina, come soggetto non gradito né alla polizia né alle “famiglie” della città. Ma siamo nel 1948 e le elezioni del primo Parlamento repubblicano trasformeranno Charles/Placido in una pedina nella mani di politici e mafiosi.
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