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  • PER UNA TEOLOGIA DELL’ARTE IN PAOLO VI
    Il volume presenta una riflessione teologica sul pensiero e sugli insegnamenti di Paolo VI sull’arte in stretto rapporto con la fede. Ricostruendo la biografia e la formazione intellettuale di Giovanni Battista Montini, prima come assistente della FUCI e al servizio presso la Segreteria di Stato, poi nell’episcopato milanese e infine nel suo ministero universale petrino, l’autore porta alla luce le riflessioni originali e gli insegnamenti sul valore intrinseco dell’arte, essenzialmente religiosa, intesa dal papa come linguaggio dello spirito, che capta dal cielo dello spirito l’ineffabile bellezza di Dio per tradurla in forme accessibili attraverso la parola, i colori, i suoni e la materia. Un’arte che si pone al servizio regale, profetico e sacerdotale della fede cristiana e si avvicina, per connaturalità, alla rivelazione divina. Da una lettura attenta dei suoi discorsi e azioni di promozione a favore dell’arte, emerge sempre più la consapevolezza che l’arte (anche quella contemporanea) è rivelatrice non solo della bellezza di Dio ma anche della verità dell’uomo nel suo destino escatologico. In questo assunto, l’arte cristiana è per Paolo VI “perenne rivelazione” attraverso un modo antropologico di esprimere l’esistenza. Tale tematica auspica un metodo antico e sempre nuovo di fare teologia attraverso l’arte, mostrandosi sempre attuale ed efficace per una nuova evangelizzazione.
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  • È il quarto di quattro volumi dedicati all’opera del grande scultore palermitano Giacomo Serpotta (1656-1732). In queto volume, gli autori prendono in esame gli stucchi dell’oratorio del Rosario in San Domenico a Palermo, uno degli apparati più noti e celebrati dell’epopea serpottiana.

    Il progetto Gli oratori di Giacomo Serpotta a Palermo è un contributo all’approfondimento della figura e dell’opera del grande scultore palermitano (1656-1732); esso presenta una duplice connotazione. La prima è relativa alla scelta degli oratori palermitani nei quali risulta ben documentato e decisivo l’intervento di Giacomo Serpotta, pur con le possibili collaborazioni del fratello Giuseppe o del figlio Procopio. La seconda connotazione è relativa al metodo di lavoro; si è preferito un approccio interdisciplinare, facendo tesoro degli apporti di varie discipline: urbanistica, architettura, storia dell’arte, teologia. Ciò che viene presentato è, pertanto, il frutto del lavoro di un’équipe di persone che, oltre al rapporto di amicizia, hanno potuto affinare la reciproca collaborazione.

    Valeria Viola propone una duplice analisi; la prima ricostruisce il contesto urbano nel quale si inscrivono i diversi oratori, di fatto dislocati in tutti i quartieri della città; la seconda chiarisce in che modo l’intervento del Serpotta interagisce col dato architettonico di ogni oratorio.

    Giovanni Mendola fa il punto della situazione sui dati documentari, dai quali è possibile individuare le committenze e gli impegni assunti dal Serpotta; il tutto lasciando intravedere lo sfondo nel quale si colloca la realizzazione dell’opera (maestranze, materiali, costi, consegne).

    Santina Grasso si impegna a ricostruire il contesto storico-artistico nel quale va collocata la figura del Serpotta; ciò avviene non solo per riscontrare eventuali sue ispirazioni alla produzione coeva, ma ancor più per rilevare le novità e gli esiti originali che la poiesis del Serpotta consegue.

    Cosimo Scordato sottolinea l’intreccio indissolubile tra il come e il che cosa dell’opera del Serpotta; la libertà con la quale egli fa commentare i temi religiosi ai puttini e alle allegorie gli consente quella leggerezza mista a pathos, che resta la sua inconfondibile cifra artistica e spirituale.

    Rosario Sanguedolce con le sue foto si inserisce nel lavoro dell’équipe; egli ha accettato la sfida degli stucchi superandone le insidie; le immagini si sono sviluppate in sincronia con i testi in un rapporto di reciproco rimando; alla fine, immagini e testo dono diventati un tutt’uno.

    Il progetto comprende quattro volumi monografici: L’oratorio di San Lorenzo; Gli oratori di San Mercurio e del Carminello; L’oratorio del Rosario in Santa Cita; L’oratorio del Rosario in San Domenico

  • È il terzo di quattro volumi dedicati all’opera del grande scultore palermitano Giacomo Serpotta (1656-1732). In queto volume, gli autori prendono in esame gli stucchi dell’oratorio del Rosario in Santa Cita a Palermo.

    Il progetto Gli oratori di Giacomo Serpotta a Palermo è un contributo all’approfondimento della figura e dell’opera del grande scultore palermitano (1656-1732); esso presenta una duplice connotazione. La prima è relativa alla scelta degli oratori palermitani nei quali risulta ben documentato e decisivo l’intervento di Giacomo Serpotta, pur con le possibili collaborazioni del fratello Giuseppe o del figlio Procopio. La seconda connotazione è relativa al metodo di lavoro; si è preferito un approccio interdisciplinare, facendo tesoro degli apporti di varie discipline: urbanistica, architettura, storia dell’arte, teologia. Ciò che viene presentato è, pertanto, il frutto del lavoro di un’équipe di persone che, oltre al rapporto di amicizia, hanno potuto affinare la reciproca collaborazione.

    Valeria Viola propone una duplice analisi; la prima ricostruisce il contesto urbano nel quale si inscrivono i diversi oratori, di fatto dislocati in tutti i quartieri della città; la seconda chiarisce in che modo l’intervento del Serpotta interagisce col dato architettonico di ogni oratorio.

    Giovanni Mendola fa il punto della situazione sui dati documentari, dai quali è possibile individuare le committenze e gli impegni assunti dal Serpotta; il tutto lasciando intravedere lo sfondo nel quale si colloca la realizzazione dell’opera (maestranze, materiali, costi, consegne).

    Santina Grasso si impegna a ricostruire il contesto storico-artistico nel quale va collocata la figura del Serpotta; ciò avviene non solo per riscontrare eventuali sue ispirazioni alla produzione coeva, ma ancor più per rilevare le novità e gli esiti originali che la poiesis del Serpotta consegue.

    Cosimo Scordato sottolinea l’intreccio indissolubile tra il come e il che cosa dell’opera del Serpotta; la libertà con la quale egli fa commentare i temi religiosi ai puttini e alle allegorie gli consente quella leggerezza mista a pathos, che resta la sua inconfondibile cifra artistica e spirituale.

    Rosario Sanguedolce con le sue foto si inserisce nel lavoro dell’équipe; egli ha accettato la sfida degli stucchi superandone le insidie; le immagini si sono sviluppate in sincronia con i testi in un rapporto di reciproco rimando; alla fine, immagini e testo dono diventati un tutt’uno.

    Il progetto comprende quattro volumi monografici: L’oratorio di San Lorenzo; Gli oratori di San Mercurio e del Carminello; L’oratorio del Rosario in Santa Cita; L’oratorio del Rosario in San Domenico

  • È il secondo di quattro volumi dedicati all’opera del grande scultore palermitano Giacomo Serpotta (1656-1732). In queto volume, gli autori prendono in esame gli stucchi dell’oratorio di San Mercurio – nei pressi di San Giovanni degli Eremito – e dell’oratorio del Carminello all’Albergheria.

    Il progetto Gli oratori di Giacomo Serpotta a Palermo è un contributo all’approfondimento della figura e dell’opera del grande scultore palermitano (1656-1732); esso presenta una duplice connotazione. La prima è relativa alla scelta degli oratori palermitani nei quali risulta ben documentato e decisivo l’intervento di Giacomo Serpotta, pur con le possibili collaborazioni del fratello Giuseppe o del figlio Procopio. La seconda connotazione è relativa al metodo di lavoro; si è preferito un approccio interdisciplinare, facendo tesoro degli apporti di varie discipline: urbanistica, architettura, storia dell’arte, teologia. Ciò che viene presentato è, pertanto, il frutto del lavoro di un’équipe di persone che, oltre al rapporto di amicizia, hanno potuto affinare la reciproca collaborazione.

    Valeria Viola propone una duplice analisi; la prima ricostruisce il contesto urbano nel quale si inscrivono i diversi oratori, di fatto dislocati in tutti i quartieri della città; la seconda chiarisce in che modo l’intervento del Serpotta interagisce col dato architettonico di ogni oratorio.

    Giovanni Mendola fa il punto della situazione sui dati documentari, dai quali è possibile individuare le committenze e gli impegni assunti dal Serpotta; il tutto lasciando intravedere lo sfondo nel quale si colloca la realizzazione dell’opera (maestranze, materiali, costi, consegne).

    Santina Grasso si impegna a ricostruire il contesto storico-artistico nel quale va collocata la figura del Serpotta; ciò avviene non solo per riscontrare eventuali sue ispirazioni alla produzione coeva, ma ancor più per rilevare le novità e gli esiti originali che la poiesis del Serpotta consegue.

    Cosimo Scordato sottolinea l’intreccio indissolubile tra il come e il che cosa dell’opera del Serpotta; la libertà con la quale egli fa commentare i temi religiosi ai puttini e alle allegorie gli consente quella leggerezza mista a pathos, che resta la sua inconfondibile cifra artistica e spirituale.

    Rosario Sanguedolce con le sue foto si inserisce nel lavoro dell’équipe; egli ha accettato la sfida degli stucchi superandone le insidie; le immagini si sono sviluppate in sincronia con i testi in un rapporto di reciproco rimando; alla fine, immagini e testo dono diventati un tutt’uno.

    Il progetto comprende quattro volumi monografici: L’oratorio di San Lorenzo; Gli oratori di San Mercurio e del Carminello; L’oratorio del Rosario in Santa Cita; L’oratorio del Rosario in San Domenico

  • Il volume di Chiara Vergani rappresenta un pregevole punto di riferimento su un tema di grandissima attualità. L’autrice riesce in questo libro a contemperare, amalgamare e rendere fruttuose le sue sensibilità culturali, professionali, scientifiche. Tale amalgama mette a disposizione del lettore una varietà di fatti, ricerche e sperimentazioni attuali che lo rendono di sicuro ampio, approfondito e stimolante, ma soprattutto utile. Chiara Vergani deve la sua efficacia di scrittrice e di divulgatrice, anche televisiva, a una lunga militanza di insegnante che le ha permesso di toccare con mano, analizzare, vivere e partecipare, con finalità di prevenzione e contenimento, a molti casi di bullismo, agendo a sostegno di bambini, genitori e insegnanti. Una grande pratica, quindi, che si fa teoria. L’autrice ha nel suo bagaglio una robusta formazione psicopedagogica universitaria, questo le ha consentito di interpretare, capire e spiegare con serenità ed efficacia molti di questi esempi visti e vissuti. Non si è fermata però alla sola, se pur poderosa, esperienza, ma ha corredato il suo tessuto divulgativo con un ordito di riferimenti scientifici, di esperienze nazionali e internazionali che rendono il suo prodotto intellettuale unico e concreto. Ottenendo in tal modo un risultato molto ricercato tra i cultori delle scienze sociali: sostenere una buona pratica con una brillante e ben documentata teoria.
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  • È il primo di quattro volumi dedicati all’opera del grande scultore palermitano Giacomo Serpotta (1656-1732). In queto volume, gli autori prendono in esame gli stucchi dell’oratorio di San Lorenzo a Palermo, uno degli apparati più noti e celebrati dell’epopea serpottiana.

    Il progetto Gli oratori di Giacomo Serpotta a Palermo è un contributo all’approfondimento della figura e dell’opera del grande scultore palermitano (1656-1732); esso presenta una duplice connotazione. La prima è relativa alla scelta degli oratori palermitani nei quali risulta ben documentato e decisivo l’intervento di Giacomo Serpotta, pur con le possibili collaborazioni del fratello Giuseppe o del figlio Procopio. La seconda connotazione è relativa al metodo di lavoro; si è preferito un approccio interdisciplinare, facendo tesoro degli apporti di varie discipline: urbanistica, architettura, storia dell’arte, teologia. Ciò che viene presentato è, pertanto, il frutto del lavoro di un’équipe di persone che, oltre al rapporto di amicizia, hanno potuto affinare la reciproca collaborazione.

    Valeria Viola propone una duplice analisi; la prima ricostruisce il contesto urbano nel quale si inscrivono i diversi oratori, di fatto dislocati in tutti i quartieri della città; la seconda chiarisce in che modo l’intervento del Serpotta interagisce col dato architettonico di ogni oratorio.

    Giovanni Mendola fa il punto della situazione sui dati documentari, dai quali è possibile individuare le committenze e gli impegni assunti dal Serpotta; il tutto lasciando intravedere lo sfondo nel quale si colloca la realizzazione dell’opera (maestranze, materiali, costi, consegne).

    Santina Grasso si impegna a ricostruire il contesto storico-artistico nel quale va collocata la figura del Serpotta; ciò avviene non solo per riscontrare eventuali sue ispirazioni alla produzione coeva, ma ancor più per rilevare le novità e gli esiti originali che la poiesis del Serpotta consegue.

    Cosimo Scordato sottolinea l’intreccio indissolubile tra il come e il che cosa dell’opera del Serpotta; la libertà con la quale egli fa commentare i temi religiosi ai puttini e alle allegorie gli consente quella leggerezza mista a pathos, che resta la sua inconfondibile cifra artistica e spirituale.

    Rosario Sanguedolce con le sue foto si inserisce nel lavoro dell’équipe; egli ha accettato la sfida degli stucchi superandone le insidie; le immagini si sono sviluppate in sincronia con i testi in un rapporto di reciproco rimando; alla fine, immagini e testo dono diventati un tutt’uno.

    Il progetto comprende quattro volumi monografici: L’oratorio di San Lorenzo; Gli oratori di San Mercurio e del Carminello; L’oratorio del Rosario in Santa Cita; L’oratorio del Rosario in San Domenico

  • L’autore propone in maniera critica un’opera redatta nel trecento da un Anonimo in cui si raccontano le cronaca siciliane della prima metà del XIV secolo. Il volume è uno studio attento e meticoloso sull’opera, a partire dalle fasi della sua redazione fino alla sua struttura compositiva che caratterizzano la cronaca.
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  • Il volume ripropone la relazione sul Messico scritta da un frate agostiniano, Pedro Nieto, sul Messico del 1628. Aspetti storici, geografici, etnografici, amministrativi, economici, linguistici e ovviamente religiosi sono presi in considerazione dall’autore nella duplice versione di un memoriale che deve servire a definire stato e prospettive di un rapporto rinnovato tra colonizzazione ed evangelizzazione nella Nuova Spagna.

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    25 dicembre: nasce Gesù Bambino, regalo dell’Onnipotente al mondo che, a sua volta, regala se stesso all’umanità. Per festeggiare l’evento, Babbo Natale sale sulla slitta e vola di Paese in Paese a portare doni ai bambini. 6 gennaio: dopo lungo peregrinare, i Re Magi arrivano finalmente al cospetto del Redentore portando oro, incenso e mirra. Per celebrare l’incontro, la Befana si carica sulle spalle la gerla dei regali, che porta ai bambini scendendo di camino in camino. Questa strenna racconta per la prima volta tutti i protagonisti delle feste più regalifere dell’anno, in narrazioni distinte ma intrecciate. Sotto il segno, appunto, del regalo. ILLUSTRATO

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    L’antica Henna, fu definita da Cicerone Umbelicus Siciliae ed è nota per essere stata la sede di uno dei più importanti santuari di tutto il Mediterraneo dedicati al culto della dea Demetra e della figlia Kore. Non a caso proprio nei dintorni della città fu ambientato il mito del ratto di Kore. Henna romana è inoltre protagonista della Prima Guerra Servile, poiché fa da sfondo alla rivolta dello schiavo siriano Euno, che proprio da questa cittadina muoveva i suoi passi. Di tali circostanze e avvenimenti storici molte sono le evidenze nei reperti archeologici. Questo testo vuole offrire un aggiornamento sullo stato della ricerca archeologica di Enna e di alcuni centri limitrofi insieme alle fonti letterarie, storiche, epigrafiche e numismatiche. Una bibliografia degli studi aggiornata completa il panorama sulla storia antica di Enna.

  • Il volume, suddiviso in due parti, rielabora i contenuti di due conferenze presentate nell’ambito della seconda edizione delle Giornate Iblee della Germanistica (Struttura didattica speciale di Lingue e letterature straniere dell’Università di Catania, Ragusa Ibla, 23 maggio 2014). La prima parte raccoglie due saggi a carattere generale, sulla Fachliteratur medievale e sul contesto e gli esordi di una letteratura medica in area linguistica alto-tedesca tra VIII e XII secolo. Nella seconda parte si sviluppano i temi dell’interferenza tra medicina, cucina e dietetica e tra letteratura medica, traduzione e lessicografia bilingue.
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  • Il volume (a cura di Maurizio Elia e Nino Mancuso) propone una inedita lezione magistrale del prof. Massimo Gaglio dal titolo «Per una metodologia clinica», tenuta il 5 giugno 1976 in occasione della conferenza inaugurale per il 43° anno della Società medico-chirurgica di Catania. Un omaggio a uno studioso-militante che ha concepito e utilizzato la sua cultura, la sua professione come uno strumento per contribuire a migliorare la società umanizzandola. La «lezione» è di straordinaria attualità, non solo perché sottrae ai «tecnici» l’esclusiva possibilità di discutere la materia sanitaria, ma anche perché ripropone all’attenzione la riflessione sul rapporto tra salute e organizzazione economico-sociale di una comunità. Massimo Gaglio è stato tra i componenti del Comitato editoriale (assieme a G. Berlinguer, A. Del Favero, e G. Bert, G. Maccacaro) della prestigiosa collana «Medicina e Potere», pubblicata dalla Feltrinelli. Il volume contiene anche contributi e interventi di Giorgio Bert, Alberto Costa, Salvatore Di Fazio, Maurizio Elia, Elio Guzzanti, Nino Mancuso, Francesca Merzagora, Luigi Pagliaro, Antonella Surbone.
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  • Il volume, coordinato da Salvo Andò e Anna Lucia Valvo, raccoglie gli scritti di studiosi che affrontano specificamente e sotto diverse angolazioni la complessa tematica del terrorismo internazionale che marca tragicamente i tempi presenti. Il fenomeno viene esaminato dal punto di vista degli strumenti giuridici idonei alla sua prevenzione e repressione, come anche dal punto di vista sociopolitico e socioeconomico per ciò che riguarda le sue cause sottese. Tra queste, naturalmente, anche le cause, volute e non volute, che inducono ai fenomeni di terrorismo diffuso, in qualche misura riconducibili a una politica occidentale, specialmente nella regione mediorientale, che non sempre è riuscita a valutare adeguatamente le conseguenze delle azioni intraprese. Tutto ciò ha prodotto, tra l’altro, gli attuali fenomeni di incontrollate emigrazioni di massa che dipendono dalle persecuzioni, dalla necessità di sfuggire alla situazione di conflittualità interna, dalla povertà, nel contesto delle guerre asimmetriche prodotte anche dalla pretesa di esportare la democrazia realizzando una sorta di imperialismo dei diritti umani.
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  • UNA RIFLESSIONE OLTRE LA CRONACA
    I tragici fatti di Parigi del 7 gennaio 2015, con l’assalto omicida alla sede del settimanale satirico Charlie Hebdo ad opera di due integralisti islamici e la conseguente uccisione, tra gli altri, del suo direttore, di alcuni membri della redazione e di quattro vignettisti, hanno suscitato un’ondata internazionale di sdegno e mobilitazione. Nella carneficina fu coinvolto anche un poliziotto algerino di fede islamica. Due giorni dopo l’attentato un altro membro del commando cui la polizia dava la caccia, si asserragliò in un supermercato ebraico uccidendo altre cinque persone, tenendone in ostaggio almeno una decina. Questo libro intende proporre una riflessione che vada oltre la comprensibile e doverosa indignazione e ogni retorica commemorativa. Gli autori, da prospettive disciplinari differenti, cercano di indagare le condizioni simbolico-culturali, geopolitiche, religiose ed economiche che hanno determinato l’humus generativo di questo attentato e le sue possibili implicazioni.
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  • PER UNA TEORIA GIURIDICA TRA IDEALISMO CROCIANO E GENTILIANO
    Felice Battaglia è stato tra i protagonisti del pensiero filosofico e giuridico italiano del XX secolo. Oltre al prestigio scientifico, acquistò velocemente un’indiscussa autorevolezza morale – fu anche Commissario straordinario per l’Università dopo la Liberazione e Rettore dell’Ateneo bolognese negli anni 1950-1956 e 1962-1968 – ma fu ed è poco ricordato dopo la morte (1977). Questo volume intende concepire e comprendere lo spazio intellettuale di Felice Battaglia, che pone essenzialmente la giustizia come fondamento del diritto e valore dell’esistenza relazionale, nella speranza che possa far emergere il paradigma dello sforzo e del proposito di conciliarne le contraddizioni e fornire nuove chiavi di lettura su certi avvenimenti storici vissuti nell’Europa dei nostri giorni. Quella di Battaglia, infatti, è una particolare figura di teoria aperta alle scienze sociali, al diritto e alla storia, mostrando grande interesse verso le forme di ricerca che descrivono le connessioni tra i sistemi delle idee e le loro manifestazioni all’interno della vita comune. Le sue riflessioni critiche, allo stesso tempo demolitrici e ricostruttive, spesso definite come sistematiche sulla filosofia della pratica, affiorano per la loro originale collocazione nel dibattito italiano sull’idealismo e sul post-idealismo.
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