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E’ la storia di un profugo senza nazionalità, forse un clandestino per ragioni politiche, civili o ideologiche, poco importa. Un ragazzo qualunque che parte dalla propria terra, in Africa, per raggiungere l’Italia e avere un futuro. Una storia umana come tante che oggi accadono ogni giorno intorno a noi. Ismail, che fugge dalla guerra, dalla fame… è la raffigurazione di un mondo che rifiuta e che calpesta il diverso; egli rappresenta il viaggio, anzi è egli stesso il viaggio verso una meta che sa di “normalità”. Durante il suo lungo e difficile itinerario, come un novello Dante che attraversa l’Inferno per raggiungere il suo Paradiso, incontrerà gente di ogni razza, personaggi misteriosi, quasi fantastici, strane situazioni, incredibili rivelazioni, che lo porteranno a toccare con mano la bontà e la malvagità del mondo. La sua Beatrice, una donna misteriosa che come lui ha “il potere” della mano che “vede”, lo aiuta a non perdere la via, a guardarsi dai “tagliatori di mano” fino a guardare al suo passato e a ricercare la sua Patria, “là dove è il suo bene”. Un racconto destinato a lettori di ogni età, in cui ogni frase travalica la pagina su cui è scritta per stamparsi indelebilmente nella coscienza di chi legge.
Nel II secolo avanti Cristo la Sicilia fu teatro della prima rivolta di schiavi che si ribellarono a Roma. Guidava questa rivolta Euno, uno schiavo proveniente dalla Siria e venduto a una famiglia patrizia di Enna. Pino Pace racconta la storia, le gesta, le vicende di questo grande personaggio della storia antica che per 5 anni, lottando, conservò il sogno della libertà, per sé e per quella parte della Sicilia – che va da Enna ad Agrigento e Messina – che l’ebbe come amato e acclamato Re Guerriero. Un grande romanzo per ragazzi che attinge alla storia antica e alla straordinaria verve narrativa del suo autore. “Ciascuno è artefice del proprio destino” Sallustio
Adolescenza: la scoperta dell’amore, del sesso e la stranezza di sentirsi grandi sorseggiando un bicchiere di Rum & Pera il sabato sera in piazza. Dorotea ha 16 anni e per lei è un confronto continuo e spietato con le altre ragazze. Le sue compagne amano truccarsi, fumare e soprattutto bere alcolici, in particolare il sabato sera, quando gruppi di adolescenti e di giovani si ritrovano in piazza Teatro a trascorre il tempo sorseggiando un drink. Con un linguaggio semplice, l’autrice ci porta dentro le giornate della protagonista, nei suoi sogni, nella realtà quotidiana con cui si deve confrontare: ascoltare i consigli della mamma con cui parla di tutto o lasciarsi incasellare come una tessera del puzzle degli stereotipi della sua generazione?
In venticinque drammatici affreschi – in cui il testo si alterna al bianco, nero, ocra e rosso delle illustrazioni – si racconta la realtà in cui ancora oggi, nel terzo millennio, sono costretti a vivere migliaia di ragazzi africani. Questo è un libro in cui si narra della “guerra” africana. Non una nello specifico, ma le tante guerre che in maniera più o meno eclatante non hanno mai cessato di togliere vita e speranza all’Africa. Dalle pagine sapientemente costruite dall’autore emerge tutto il dramma personale e sociale dei bambini-soldato. Ragazzi che, nemmeno adolescenti, vengono letteralmente rubati alle loro famiglie dai signori della guerra e trasformati in ubbidienti e impassibili carnefici. Ma anche ubbidienti e impassibili vittime. “È ora di rendere tabù la guerra. Dobbiamo avere il coraggio di dire basta con la guerra. Ogni guerra deve essere tabù.” (Alex Zanotelli)
Eleonora ha sedici anni e vive con il padre a Milano. Si sono trasferiti al Nord dalla Basilicata quando lei aveva meno di un anno e dopo la morte della madre. Eleonora è una ragazza introversa e spigolosa, diversa dalle sue coetanee: non si trucca, non segue la moda, non le interessa il mondo patinato delle veline e delle modelle. In più, ha un fisico robusto e si veste da maschiaccio, pratica kick boxing e ha un grande talento per il disegno e la pittura. Una sera, guardando la tv col padre, si imbatte nella notizia di un fatto di cronaca, che fa scattare nell’uomo un moto d’ira nei confronti della figlia. Una reazione che genera in Eleonora una serie di dubbi sul padre, del perché si siano trasferiti a Milano, sulla morte della madre. Dai sospetti alla ricerca, che porta la ragazza ad aprire una dopo l’altra le porte del doloroso passato familiare.
Scritto nel 1865, Il Sogno di Geronzio rappresenta in chiave poetica uno dei temi più complessi, aspri, impegnativi e «inattuali» della cultura occidentale: il tema della morte e del destino dell’uomo. L’opera è una meditazione sulla morte, sull’incontro con Dio e sul destino che attende l’anima cristiana. Varcata la soglia fatale, Geronzio sperimenta nella sua anima la bellezza di un Credo amabile ed esigente, dolce e aspro, luminoso ed oscuro.
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