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  • CODICE ETICO

    INDICE

    SAGGI
    MANLIO BELLOMO: Guglielmo Perno, giurista di Sicilia (sec. XV)
    (ABSTRACT)

    KENNETH PENNINGTON: The Law’s Violence against Medieval and Early Modern Jews
    (ABSTRACT) 

    ANDREA PADOVANI: Diritto canonico, diritto veneto, diritto islamico. Incontri e scontri (secoli XIV-XV)
    (ABSTRACT)

    EMMA MONTANOS FERRIN: Muerte al bannitus : ¿crimen, pecado? en el sistema de derecho común en Europa y en las Indias
    (ABSTRACT)

    ORAZIO CONDORELLI: Giovanni d’Andrea e dintorni. La scuola canonistica bolognese nella prima metà del secolo XIV
    (ABSTRACT)

    THOMAS M. IZBICKI: Manuscript Works of Bartolus de Saxoferrato in the Vatican Library
    (ABSTRACT)

    NOTE E DOCUMENTI
    SZABOLC A. SZUROMI: Some notes on the Councils of Toledo and the Church in “Hispania” (6th – 8th centuries)
    (ABSTRACT)

    CHIARA SIMBOLOTTI: Tradizione giuridica longobarda. Un inedito frammento della Lombarda con glosse (Torino, BNU, F. IV. 1 fr. 11)
    (ABSTRACT)

    SIMONA TAROZZI: Tracce di clausole notarili dei tabelliones ravennati nei formulari medievali: il caso della retentio ususfructus ficticia
    (ABSTRACT)

    ORIENTAMENTI BIBLIOGRAFICI
    Bibliografia

  • CODICE ETICO

    INDICE

    SAGGI
    PETER LANDAU: Jurisprudenz und Fälschung in Köln im 12. Jahrhundert. Die Kölner Institutionenglosse. In memoriam André Gouron
    (ABSTRACT)

    KENNETH PENNINGTON: The Beginning of Roman Law Jurisprudence and Teaching in the Twelfth Century: The Authenticae
    (ABSTRACT) 

    ANDREA PADOVANI: La repressione dell’eresia nei comuni dell’Italia settentrionale tra ius proprium  e ius commune  (secolo XIII)
    (ABSTRACT)

    EMMA MONTANOS FERRIN: “Filius manus violentas iniecit in patrem ipsum occidendo”. Estudio sobre una quaestio  inédita de Tommaso dei Formaggini
    (ABSTRACT)

    ANGELA SANTANGELO CORDANI: Mulier-striga. I trattati sulla stregoneria tra Quattro e Cinquecento: la  Lucerna inquisitorum di Bernardo Rategno da Como
    (ABSTRACT)

    JONATHAN ROBINSON: Property Rights in the Shift from ‘Community’ to ‘Michaelist’
    (ABSTRACT)

    MASSIMO GIANSANTE: Male ablata. La restituzione delle usure nei testamenti bolognesi fra XIII e XIV secolo 
    (ABSTRACT)

    CARLO BERSANI: Appunti su servaggio e formazione del concetto di persona in età moderna: il Tractatus de servitute personali  di Johann Hermann Stamm
    (ABSTRACT)

    NOTE E DOCUMENTI
    MANLIO BELLOMO: Alla ricerca dei padri dell’unità giuridica dell’Europa moderna
    (ABSTRACT) 

    SZABOLC A. SZUROMI: An Outline of the Ecclesiastical Administration of Justice and Judicial Organization in the High Middle Ages
    (ABSTRACT)

    ORIENTAMENTI BIBLIOGRAFICI
    Bibliografia

  • Gesualdo Bufalino e la tradizione dell’Elzeviro by: Zago Nunzio 14,00

    Si dice elzevirismo e subito si pensa al prezioso laboratorio formale di matrice rondesca, allo scintillante calligrafismo di un Antonio Baldini, di un Bruno Barilli, di un Emilio Cecchi. La tradizione dell’elzeviro non si lascia rinchiudere, però, nel perimetro esclusivo della “prosa d’arte” degli anni Venti e Trenta: bastino nomi come Benedetto Croce, Arrigo Cajumi, Rosario Assunto, Giorgio Manganelli, Italo Calvino – giusta la minima, embrionale mappa abbozzata dal Convegno di cui in questo volume si pubblicano gli Atti – per rendersi conto della funzione educativa (laica, umanistica…) svolta a lungo, prima e dopo, dalla migliore intellettualità italiana attraverso la “terza pagina” dei giornali, quasi una libera cattedra di civiltà. Rispetto alla linea elzeviristica più propriamente legata alla “prosa d’arte”, del resto, al di là dei pregiudizi che, da Borgese a Moravia alla critica engagée del secondo dopoguerra, ne hanno accreditato l’immagine d’un “bello scrivere” fine a sé stesso, vacuo e provinciale, magari colluso col fascismo, è lecito un supplemento d’indagine, una qualche revisione. Il caso di Gesualdo Bufalino, appunto, allo scadere del secolo scorso, dimostra retrospettivamente (un po’ come Gadda con l’espressionismo scapigliato nell’interpretazione di Contini) che quella lezione non era così effimera e autoreferenziale quanto s’è voluto credere: attiva nello scrittore siciliano già nelle fasi più remote della sua sofisticata “anagrafe” intellettuale e contaminandosi, via via, con infiniti altri pimenti culturali, essa ha contribuito − nel saggista, nell’autore di aforismi, nel narratore − alla nascita d’uno stile «insieme esuberante e contratto», di un “tono” inconfondibile, fantasioso, ironico, brillantemente iperletterario, inquieto e pensoso.

  • I sortilegi della parola by: Zago Nunzio 15,00

    A vent’anni dalla sua scomparsa, è il caso di riconoscere a Gesualdo Bufalino narratore, poeta, saggista, traduttore, autore di aforismi ─un posto di assoluto rilievo nel canone letterario, non solo italiano, del Novecento. Il posto che spetta agli scrittori grandi, “necessari”, a coloro che, oltre a inventare un “tono” inconfondibile, a dar voce a possibilità ancora inesplorate e inedite del linguaggio, hanno saputo porsi le domande inderogabili, esprimere i dubbi cruciali dell’esistenza. Lo stesso modo d’essere, disincantato e umbratile, dell’intellettuale Bufalino, più che un limite, appare, oggi, un vantaggio, una specola privilegiata che gli consentì d’attraversare indenne il periodo di forte contrapposizione ideologica del secondo dopoguerra e di presentarsi al pubblico, sia pure tardivamente, al giro di boa degli anni Ottanta, con le carte in regola, privo di certezze vecchie e nuove, per tornare a dire, in un contesto culturale disposto finalmente ad accoglierla, la propria verità ─a lungo tenuta al sicuro sotto la lingua, da moralista acre e “malpensante” qual egli era. Una verità che, nel fare i conti con i veleni del “secolo breve”, con i suoi turbamenti, privilegia la dialettica dell’io con sé stesso rispetto a quella dell’io con la società, percepibile solo sullo sfondo e si affida a una scrittura assai sofisticata, iperletteraria, immaginosa, disposta a sconfinare di continuo in altri ambiti (dalle arti figurative al cinema, dalla musica al gioco degli scacchi…), a impregnarsi di altri umori nel tentativo, grazie ai sortilegi della parola, di “popolare il deserto”, di trasformare la “vista” in “visione” e persino in “visibilio”, attingendo anche alla memoria per ridare una fittizia ma vivida durata a uomini e cose che il tempo ha cancellato e cancella.

  • Vittorini a cavallo by: Di Grado Antonio 14,00

    Parlare di Elio Vittorini significa anzitutto fare i conti con una prodigiosa attività politico-culturale, con un frenetico alternarsi di progetti, di “furori” più o meno “astratti”, di idee consegnate ad immagini così folgoranti da bruciarsi quasi tutte nel breve periodo, nella fruizione immediata da parte delle élite intellettuali succedutesi nell’arco di quasi quattro decenni della nostra storia. Significa, dunque, fare i conti con questa storia e restituirne uno spaccato il più possibile significativo, ma soprattutto con una rigogliosa vegetazione di metafore, con un tessuto simbolico ordito tra il mondo arcaico e incontaminato delle dee-Madri e gl’interminati spazi della “frontiera”, tra i “nuovi doveri” del dopoguerra e il favoloso firmamento delle “città del mondo”. In appendice un omaggio di Leonardo Sciascia a Vittorini, all’intellettuale libero che scriveva per gli umili e fieri Boccadutri e per dare «una risposta al Giappone di ognuno». Ed è questo, in fin dei conti, il Vittorini che nel cinquantesimo anniversario della scomparsa sarebbe bello consegnare, con tutto il gravoso carico dei suoi “astratti”, implacati e più che mai attuali “furori”, alle giovani generazioni. Un Vittorini “a cavallo”, come il nonno socialista di Conversazione in Sicilia, come la Madonna del Garofano rosso e l’altrettanto battagliera “garibaldina”, come i contadini che nelle Città del mondo s’avviano a occupare le terre. E fieramente a cavallo dei suoi tempi, disposto a soccombere alla loro effimera durata, ma pronto a rimettersi in sella per inseguire e guidare altre fasi, generazioni, aspirazioni. A combattere; forse a vincere, nei tempi che verranno.

  • Ermeneutiche by: Sichera Antonio 14,00

    L’ermeneutica è per sua intima natura una disciplina ‘plurale’. Essa incarna infatti il senso di quel ‘prospettarsi’ sul mondo che coincide con il nostro stesso esserci. Il cardine di questa galleria di sguardi è il corpo. Provare a immergere questo pensiero nell’acqua della letteratura, della poesia e della critica che segnano la cultura dell’Occidente vuol dire scommettere sul potere di novità insito nel quotidiano, nel comune, in ciò che appartiene a tutti.

  • Angelo Maria Ripellino e altri ulissidi by: Zago Nunzio, Schininà Alessandra, Traina Giuseppe, 14,00

    A cura di Nunzio ZagoAlessandra SchininàGiuseppe Traina

    Si raccolgono qui gli atti di un convegno su Angelo Maria Ripellino e altri ulissidi, svoltosi presso la Struttura Didattica Speciale di Lingue e letterature straniere di Ragusa (6-7 aprile 2016), che rientra in una più ampia ricerca sull’ulissismo intellettuale dall’Ottocento a oggi finanziata dall’Università degli Studi di Catania (FIR 2014). La scelta di dedicare una particolare riflessione alla figura e all’opera di Ripellino nasce dal fatto che egli, sotto vari riguardi, sperimentò e incarnò esemplarmente la condizione dell’ulisside intesa in modo non restrittivo: come intellettuale siciliano «in fuga», cosmopolita ma anche nostalgico, seppur non acriticamente, delle origini lontane; come grande slavista e raffinato interprete della Mitteleuropa, dei suoi plurimi e accidentati percorsi non solo culturali; come traduttore e come poeta in proprio, che della lingua materna e delle tante altre possedute a dovizia si servì quali tramiti preziosi e avventurosi di conoscenza, dialogo e libertà fantastica.

    Interventi di: Rita Giuliani | Nunzio Zago | Umberto Brunetti | Giuseppe Traina | Edoardo Camassa | Alessandra Schininà | Giuseppe Dolei | Beatrice Talamo | Paola Gheri | Arturo Larcati

  • Verità, amore, responsabilità by: Bosisio Matteo 14,00

    Le figure femminili ne Il Re di Torrismondo

    Il volume studia le figure femminili de Il Re Torrismondo seguendo tre temi principali: la verità, l’amore, la responsabilità. Le donne nella tragedia tassiana sono depositarie di una forte autonomia e individualità, che le porta a illudersi, a commettere diversi errori, a soffrire. Nel corso del dramma scoprono che conoscere la verità e agire in nome dell’amore sono spesso le fonti principali delle sofferenze e della morte. Lo scrittore mette così in scena una serie di personaggi, come Alvida e la sua nutrice, incapaci di ricomporre e dare un senso pieno alla vita. La speranza di potersi autodeterminare porta Rosmonda a costruire un mondo alternativo alquanto insidioso, mentre Rusilla, presentata come ferma e costante, giunge in breve tempo a contraddirsi. Il saggio, che si basa sulla ricerca intertestuale e sull’esame dello stile di scrittura tassiano per cogliere i paradigmi distintivi della letteratura del Classicismo cinquecentesco, mette in stretta relazione il Torrismondo e la Tragedia non finita con altre opere dello scrittore e con le tragedie antiche e rinascimentali; i personaggi femminili sono altresì analizzati alla luce delle teorie sulla tragedia e della trattatistica sull’amore e sulla donna.

  • La cucina del signor Giardini by: Ferrari Nicola 10,00

    Le creazioni gastronomiche del cuoco Giardini, secondo il racconto di Balzac, vivono una profonda, contraddittoria, tensione: tra l’idea (la ricetta, sublime) e la realizzazione (il piatto, invalutabile). Il cuoco Giardini non avrebbe avuto niente a che vedere con la musica come l’aveva concepita la severa riflessione teologica di un Agostino (una questione di modus, di misura, ordine e ragione). Ma avrebbe potuto riconoscersi nella definizione, che ne proponeva il visionario compositore novecentesco Charles Ives: l’arte di esprimersi in maniera stravagante (quindi: un discorso di ineffabilità, fallimenti e sentimenti – una partecipazione emozionale e una reazione estrema alla complessità caotica del Mondo). La profonda rivoluzione di significato – la mutazione paradigmatica della cucina del signor Giardini – nella quale si possono raccontare avventura e destino della tradizione musicale dell’occidente, giunge a maturazione nel Romanticismo. Ma questa nuova musica della modernità non si scopre nelle sale da concerto o sui palcoscenici teatrali. È fatta tutta di parole. Immaginata e costruita nelle pagine dei romanzi europei (da Hofmann a Proust, da Georges Sand a Thomas Mann). È una superba invenzione letteraria, che, forse, la realtà (incarnata in tre secoli di autori e opere) non ha potuto, generosamente, che imitare.

  • L’elemento onomastico e lessicale di origine germanica nella dichiarazione di Arbroath (1320) by: Di Clemente Valeria 10,00

    La lettera che i nobili di Scozia inviarono a papa Giovanni XXII nella primavera del 1320 rappresenta uno dei monumenti della storia scozzese medievale. Il suo contenuto, en gros, è conosciuto: una decisa protesta rispetto alle mire di un vicino troppo (pre)potente e la volontà di autodeterminarsi, anche vivendo in un piccolo paese ed essendo privi di grandi risorse, tramite la scelta di un re adeguato alle esigenze della communitas. Al di là del contenuto vulgato, tuttavia, si tratta di un documento diplomatico di grande finezza retorico-stilistica, impregnato di cultura religiosa e letteraria. Nel presente studio si analizza la Dichiarazione di Arbroath attraverso un’indagine etimologica e storico-linguistica dei nomi e cognomi dei firmatari e di alcuni elementi lessicali contenuti nel testo della lettera: essi rivelano aspetti significativi del complesso e stratificato influsso culturale e linguistico di origine germanica che, nel corso del Medioevo, ha grandemente contribuito alla costituzione dell’identità scozzese.

  • Dante e Boccaccio by: Zago Nunzio 9,00

    Quello dei classici – e Dante e Boccaccio lo sono per antonomasia – è un patrimonio inesauribile al quale ogni generazione avverte prima o poi l’esigenza di attingere o di tornare, per cercarvi le risposte che servono, storiche ed esistenziali, o magari, semplicemente, per abbandonarsi al piacere del testo. L’autore di queste pagine si accosta a due capolavori come la Divina Commedia e il Decameron (e a un’operetta come il boccacciano Trattatello in laude di Dante) senza pretendere d’inoltrarsi in territori ignoti, d’imboccare piste inesplorate, ma in costante dialogo, anzi – ed è uno dei tratti distintivi del suo “metodo” critico –, con i tanti lettori di ieri e di oggi a cui si debbano interpretazioni decisive, imprescindibili, o soltanto spunti, suggestioni illuminanti… Ne viene un discorso rigoroso, affabile, modernamente sensibile, in grado di cogliere una “mossa” stilistica che sappia ancora sorprenderci, di pedinare – e valorizzare – una “verità”, di volta in volta lontana o vicina, capace ancora d’intrigarci.

  • Il miglior fabbro by: Zago Nunzio, Traina Giuseppe, 14,00

    A cura di Nunzio Zago e Giuseppe Traina

    Bufalino fra tradizione e sperimentazione

    Scopo di questo convegno, che si è svolto l’11 e il 12 aprile 2013 a Ragusa, presso la Struttura Didattica Speciale di Lingue e Letterature Straniere (Università di Catania) e a Comiso, presso la Fondazione Gesualdo Bufalino, era di riunire alcuni studiosi – soprattutto, ma non solo, dell’ultima o penultima generazione – per tornare a discutere, appunto, di Bufalino, della sua prestigiosa officina in bilico fra tradizione e sperimentazione, in un momento come l’attuale in cui l’idea stessa di letteratura, e tanto più, dunque, quella “alta”, magnificamente incarnata dallo scrittore ibleo, sembra in pericolo. Analizzarne la sapienza e gli umori lessicali, le invenzioni stilistiche, le forme problematiche del pensiero; svelare intertesti e avantesti delle sue opere; ricostruirne i progetti editoriali: ecco le ambizioni che erano alla base dell’incontro, nella speranza che prima o poi Bufalino abbia il posto che merita nel canone della letteratura italiana del Novecento, al di là di pigre e attardate ricostruzioni manualistiche che non tengono conto, spesso, degli effettivi valori estetici e della capacità degli autori di rispondere alle domande autentiche, non banalmente consumistiche, dei lettori.

  • Jusque datum sceleri by: Manganaro Andrea 12,00

    Jusque datum sceleri è tratto dal secondo verso della Pharsalia di Lucano e annuncia l’argomento del poema, “il delitto divenuto diritto”. È il «motto» che Jacopo Ortis pone come «epigrafe» di un suo scritto fatto ardere prima del suicidio. Il tema dello ius dato allo scelus, della forza che diventa misura stessa del diritto, percorre tutto il libro, dai capitoli dedicati al riuso di Lucano e alla lettura intertestuale dei Sepolcri, sino al conclusivo, su Foscolo esule in Inghilterra e sul suo libro incompiuto sulle drammatiche vicende di Parga, consegnata dalla liberale Inghilterra ad Alì, pascià di Ioannina, contro ogni «diritto delle genti». Emerge da questa indagine l’ammirazione di Foscolo per la superiorità morale dei vinti «generosi» e la funzione di risarcimento da lui riservata alla poesia. È essa, di fronte alla violenza della storia, a garantire la memoria dei vinti e a proteggere le loro verità.

  • Solo sei parole per Sciascia by: Curreri Luciano 11,00

    Il titolo di questo agile, ‘leggero’ ma denso volumetto non vuol dire che le sei parole scelte – zolfara, popolo, morale, corpo, leggerezza, saggio – siano soltanto parole, per Leonardo Sciascia, ovvero parole al vento, senza fatti, senza precisi riferimenti o, come si diceva una volta, senza contenuti a sostanziarle, a concretarle, nella storia dell’uomo, dei suoi linguaggi, delle sue lingue. Le parole sono davvero importanti, per lo scrittore siciliano, e pure per l’autore di queste pagine, che crede, come Sciascia, nel racconto, e nel racconto critico in particolare.

  • Le asine di Saul by: Fichera Gabriele 16,50

    La nostra epoca è segnata da un evidente scacco: mentre un mondo muore, un nuovo cosmo stenta a nascere. In termini lukacsiani, si vive ancora una volta in un frangente storico tipicamente “demonico”. Ma è possibile rintracciare i contorni perpetuamente oscillanti di una forma artistica che, senza alcuna pretesa di esaustività, raccolga almeno i tratti essenziali di questo incerto trapasso? Questa raccolta di scritti vuole fornire un contributo allo studio del saggismo letterario inteso come modo espressivo centrale di un dato momento storico. Posto sotto il segno ironico di quel Saul, che per Lukács, al pari del saggista, «era partito per cercare le asine di suo padre e trovò un regno», il volume esplora i felici “pretesti” del saggio, mettendosi alla ricerca delle asine di Manzoni, De Roberto, Palazzeschi, Ungaretti, Cassola, Longhi, Tomasi di Lampedusa, Sciascia, Fortini, Volponi e Pasolini.