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In questo libro, intricato e intrigante, si narra la storia di un’amicizia – intensa, forte, tenera, feroce – tra due ragazzini, diversi per cultura ed estrazione sociale, ma entrambi usciti da poco dalla guerra che, dal 1939 al 1945, aveva sconvolto la vita del mondo, dell’Europa, dell’Italia, delle città e di un piccolo paese della pianura padana. È una storia di stravaganti incontri che i due, Vittorio e Paolino, si giocano in un torrido pomeriggio di un’estate lontana, una manciata di ore spese in corse spericolate, scoperte improvvise, fughe affannate, scambio di confidenze, furiosi litigi e tanto, tanto sole negli occhi. Segreti, speranze e sogni che incideranno per sempre le loro anime. Due piccoli eroi dai calzoni corti imbevuti di ardore e sete d’avventura nati nei loro campi e arricchiti dalle voraci letture di giornalini e libri dove giganteggiano mitici personaggi quali Tex Willer, Sandokan, D’Artagnan e la salgariana Scotennatrice.
È una storia di guerra e sulla guerra, o meglio è una storia sul potere, quello che il sistema (la Famiglia, la Scuola, la Chiesa, lo Stato) esercita, consapevole o no, colpevole o no, sull’uomo e l’uomo scarica sul bambino e un bambino riversa su un altro bambino.
Novembre 1999, un giornalista sale in un paese avvinghiato ai monti. Deve parlare con un vecchio partigiano, uno degli ultimi testimoni di un passato doloroso. Saprà l’uomo fugare un dubbio che lo tormenta? Quella terra di morte e di utopie, di verità e di bugie nasconde un mistero. Tra le vie di un paese, tra i tavoli di un’osteria per rincorrere una risposta. Arduo ottenerla, perché gli uomini che hanno vissuto o subito la guerra la fuggono. La guerra ha un cattivo odore.
In venticinque drammatici affreschi – in cui il testo si alterna al bianco, nero, ocra e rosso delle illustrazioni – si racconta la realtà in cui ancora oggi, nel terzo millennio, sono costretti a vivere migliaia di ragazzi africani. Questo è un libro in cui si narra della “guerra” africana. Non una nello specifico, ma le tante guerre che in maniera più o meno eclatante non hanno mai cessato di togliere vita e speranza all’Africa. Dalle pagine sapientemente costruite dall’autore emerge tutto il dramma personale e sociale dei bambini-soldato. Ragazzi che, nemmeno adolescenti, vengono letteralmente rubati alle loro famiglie dai signori della guerra e trasformati in ubbidienti e impassibili carnefici. Ma anche ubbidienti e impassibili vittime. “È ora di rendere tabù la guerra. Dobbiamo avere il coraggio di dire basta con la guerra. Ogni guerra deve essere tabù.” (Alex Zanotelli)
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