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Due racconti, due personaggi, due luoghi – la Sicilia e Roma – per narrare, attraverso un sapiente uso della scrittura, della solitudine. Solitudine che a volte è scelta, altre non cercata e incolpevole. Come quella di Peppe, contadino quasi verghiano che sa ascoltare i suoni della natura e li tramuta in canti, ma da tutti emarginato. O quella di Rosa, cittadina d’adozione, che in un palazzo romano del dopoguerra, nella vita del condominio cerca, senza trovare, riparo dalla propria solitudine.
Per allontanarsi da un passato tempestoso, il reverendo don Filippo La Ferla lascia la Sicilia e si dirige a Napoli. Giunto nella capitale del Regno, il nostro don Filippo fantastica, vorrebbe vivere in un mondo senza grandi città e immergersi in un suo, personale paradiso terrestre. Sogna le terre scoperte da un tale Cristoforo Colombo circa un secolo prima. Così decide di partire. Intense saranno le avventure e difficili le prove che lo attenderanno Oltremare.
Cunégonde vive la sua infanzia felice con i genitori e i fratellini in uno dei villaggi che, “laggiù, dalle parti dell’equatore, costituiscono il popolo degli abigì”. Tra superstizioni e antichi rituali scopre in adolescenza le fatiche dell’essere donna in una società tradizionalmente maschilista. Quando a seguito della disgregazione familiare decide di intraprendere il viaggio verso l’Europa, Cunégonde non sa ancora quanto difficile possa essere il viaggio stesso e la vita in una terra che non è la sua e tra gente che non è come lei. Un romanzo che racconta la vita in prima persona, con lo sguardo di chi, nonostante tutto, non perde mai la speranza e la voglia di sognare.
Anni ‘80, sul treno Catania-Roma prende vita, dai ricordi di un’anziana donna, una drammatica vicenda avvenuta anni prima in uno sperduto paesino della Sicilia montana. Una storia di povertà, soprusi e violenze che una ragazza, Tinuzza, subisce e di una gravidanza frutto di quelle stesse violenze che avrà conseguenze tragiche per i protagonisti delle vicende. Ma anche una tenera e candida storia d’amore tra la stessa Tinuzza e Mimmo, a riscatto di tutte le ingiustizie.
Matteo trascorre ogni anno le vacanze in Sicilia, a casa del nonno. Quell’estate incontra Nino, il figlio di un minatore. Tra i due, dopo l’iniziale diffidenza, nasce un’amicizia che cresce e si rafforza tra mille avventure, che hanno come scenario una stazione ferroviaria abbandonata, le miniere di zolfo e il terribile Caronte, chilometri di cunicoli sotterranei infestati dai fantasmi degli appestati e il loro misterioso tesoro nascosto…
Nel II secolo avanti Cristo la Sicilia fu teatro della prima rivolta di schiavi che si ribellarono a Roma. Guidava questa rivolta Euno, uno schiavo proveniente dalla Siria e venduto a una famiglia patrizia di Enna. Pino Pace racconta la storia, le gesta, le vicende di questo grande personaggio della storia antica che per 5 anni, lottando, conservò il sogno della libertà, per sé e per quella parte della Sicilia – che va da Enna ad Agrigento e Messina – che l’ebbe come amato e acclamato Re Guerriero. Un grande romanzo per ragazzi che attinge alla storia antica e alla straordinaria verve narrativa del suo autore. “Ciascuno è artefice del proprio destino” Sallustio
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